09/10/2011 10:35:12
Mi hanno passato questa cosa, l`ho trovata (amaramente) carina, ed ho pensato di postarla qui, visto che qualcuno aveva detto un qualcosa di simile l`altro giorno, mi pare, ed anche noi tra amici avevamo pensato ad una cosa del genere purtroppo. Scusate la lunghezza, ma se avete due minuti dedicateglieli:
"Steve Jobs è cresciuto a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Qui, con il suo amico Steve Wozniak, fonda la Apple Computer, il primo aprile del 1976. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen, e Wozniak la propria calcolatrice. La prima sede della nuova società fu il garage dei genitori: qui lavorarono al loro primo computer, l’Apple I. Ne vendono qualcuno, sulla carta, solo sulla base dell’idea, ai membri dell’Homebrew Computer Club. Con l’impegno d’acquisto, ottengono credito dai fornitori e assemblano i computer, che consegnano in tempo. Successivamente portano l’idea ad un industriale, Mike Markkula, che versa, senza garanzie, nelle casse della società la somma di 250.000 dollari, ottenendo in cambio un terzo di Apple. Con quei soldi Jobs e Wozniak lanciano il prodotto. Le vendite toccano il milione di dollari. Quattro anni dopo, la Apple si quota in Borsa.
Mettiamo che Steve Jobs sia nato in provincia di Napoli. Si chiama Stefano Lavori. Non va all’università, è uno smanettone. Ha un amico che si chiama Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, qualcuno li chiama ricchioni perchè stanno sempre insieme. I due hanno una idea. Un computer innovativo. Ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. Si mettono nel garage e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi.
Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare.
Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale. I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”.
nte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto. Gli danno il primo guadagno e apparano.
Ma il giorno dopo arriva la Finanza. Devono apparare pure la Finanza. E poi l’ispettorato del Lavoro. E l’ufficio Igiene. Il gruzzolo iniziale è volato via. Se ne sono andati i primi guadagni. Intanto l’idea sta lì. I primi acquirenti chiamano entusiasti, il computer va alla grande. Bisogna farne altri, a qualunque costo. Ma dove prendere i soldi?
Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete una idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi. E comunque solo per fare la domanda dobbiamo aprire la partita Iva, registrare lo statuto dal notaio, aprire le posizioni previdenziali, aprire una pratica dal fiscalista, i libri contabili da vidimare, un conto corrente bancario, che a voi non aprono, lo dovete intestare a un vostro genitore. Mettetelo in società con voi. Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”.
I due ragazzi decidono di chiedere aiuto ai genitori. Vendono l’altro motorino, una collezione di fumetti. Mettono insieme qualcosa. Fanno i documenti, hanno partita iva, posizione Inps, libri contabili, conto corrente bancario. Sono una società. Hanno costi fissi. Il commercialista da pagare. La sede sociale è nel garage, non è a norma, se arrivano di nuovo i vigili, o la finanza, o l’Inps, o l’ispettorato del lavoro, o l’ufficio tecnico del Comune, o i vigili sanitari, sono altri soldi. Evitano di mettere l’insegna fuori della porta per non dare nell’occhio. All’interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare.
Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”.
Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in galera pure loro.
Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”.
I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano garagisti.
La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più."
|
09/10/2011 10:42:59
C`è un errore di fondo..
I tempi .. negli anni 70 si sarebbe potuto fare anche qui ...
OGGI nemmeno in usa si potrebbe fare
Il vero imprenditore non solo capisce il come ma anche il quando ...
Se Granata press avesse sfornato i manga solo 3 anni dopo il fallimento sarebbe una delle case piu rinomate di fumetti oggi
|
09/10/2011 10:48:28
concordo appieno con azazele...stiamo parlando di anni d`oro per il commercio e l`imprenditoria....anni in cui tutto quello che toccavi diventava oro....oggi non fai a tempo ad aprire un`attivita` che gia` il secondo giorno ti ritrovi chiuso....
|
09/10/2011 11:46:21
D`accordissimo, non si possino fare paragoni con periodi diversi.
Altrimenti vendi il motorino, la collezione di fumetti, compri un biglietto per gli Stati Uniti e fondi la Apple.
Volere e` potere ed il vittimismo e` una nostra brutta bestia contemporanea.
Il motto e` siate affamati e folli.....non vittime e disfattisti
|
09/10/2011 12:00:06
No ragazzi scusate, ma perchè in Italia, nel sud negli anni 70 si potevano fare queste cose?
|
09/10/2011 12:11:26
se non si potevano fare bastava andare al nord. O all`estero.
|
09/10/2011 12:24:38
appunto, vuol dire che qui non si potevano fare. Il senso è che il USA uno SJ qualsiasi aveva le condizioni per farlo li... Da noi no. Era questo il senso.
|
09/10/2011 12:31:20
beh....hobbeer....non è che nel sud italia negli anni 70 hanno fondato cose simili alla apple o alla microsoft....posso dirti pero` per farti un paragone che conosco persone che negli anni 80 vendevano giocattoli e noccioline su di una bancarella e oggi sono leader nel sud italia per quanto riguarda i giocattoli con fatturati miliardari.....ha ragione densetsu quando dice "siate affamati e folli"......perche` queste persone hanno saputo rischiare...con tanti sacrifici....alla fine pero` i risultati hanno dato ragione a loro e oggi si ritrovano con tanti di quei soldi che non sanno neanche cosa farsene......pero` io sono convinto anche di un`altra cosa......gli anni 70-80 e i primi anni 90 sono stati anni favorevoli al commercio....(vi parla un commerciante)anni in cui era difficile che aprivi un`attivita` e ci andavi a mare......oggi fidatevi che è tutto cambiato.........è vero che ci sono le eccezioni ma sono rare......non sto facendo la vittima e non voglio neanche essere disfattista...ma oggi l`economia non gira piu` come un tempo....
|
09/10/2011 12:31:46
minchia!!! In USA!!! Ma gli usa sono grandi sai! magari in California Jpbs lo poteva fare...nel texas un po` meno
|
09/10/2011 12:34:47
A chi li vendeva i pc? Ai cactus? Ai mandriani per contarci le bestie? Come se poi non ci fossero baraccopili, tendopoli, posti dove fanno la fame. Pensa che in Italia abbiamo un tenore di vita molto piu` omogeneo rispetto agli stati uniti dove certe zone sono peggio delle favelas.
|
09/10/2011 15:06:22
Quello che conta è il paradigma, non l`oggetto o i soggetti in questione! Stefano Lavori se avesse avuto realmente la forza di volontà di Jobs unita alla sua capacità imprenditoriale anzichè fare PC avrebbe creato la più grande catena alimentare di pizza Take away del nostro paese.E non solo. Possibilmente avrebbe fatto con un alimento quello che è stato fatto con la Coca-cola nel campo delle bevande.Qualcosa alla MC Donalds ma con la pizza ( e non mi riferisco, con tutto rispetto nè a Pizza-hut , a Spizzico o ad altre catene ). Guardate che il senso di quanto diceva Jobs non era quello per forza di fare qualcosa che possa fare progredire il genere umano sotto un punto di vista sicentifico, ma che lo possa aiutare sotto un punto di vista di volontà e di capacità di seguire i sogni.Quindi, se Stefano Lavori amava fortemente le pizze poteva diventare ricco sfondato se avesse utilizzato le capacità che ha avuto Steve Jobs.
|
09/10/2011 15:24:09
quoto hobber e gli altri lasciamo perdere che sembra non vivano in italia ..... ma fatemi il piacere
per sfondare ci vuole culo al 90% ( di nascere nel posto giusto al momento giusto e con il talento adatto a tale momento ) il resto è bravura ....
é chiudo !!!
|
09/10/2011 15:43:44
Si puo` sempre emigrare. Io l`ho fatto. Per fortuna non siamo come la ex cecoslovacchia dove non ti facevano uscire dal confine.
|
09/10/2011 16:01:10
|
09/10/2011 16:06:41
Fammi capire uno emigra e poi ? sfonda ? Mi sembra assai difficile , non sei del posto non conosci bene la lingua chi ti da credito ? Diverso è nascere li . La fate troppo facile .
|
09/10/2011 16:08:30
e poi il discorso verteva sull` Italia ...
|
09/10/2011 17:04:47
Un amico una volta mi ha detto che ad un eventuale mio ritorno in italia avrei avuto grandi problemi di comuncazione con la maggior parte delle persone. Non perche` noi emigranti siamo esseri superiori che vogliamo sentirci dire quanto siamo bravi, ma perche` comunque in un modo o nell`altro le nostre vedute si sono inevitabilmente allargate in conseguenza a nuove esperienze, abbiamo strappato certe radici che ci legavano e che non sapevamo neanche quanto potessero essere forti fino al momento del distacco e in qualche modo siamo usciti da una sorta di campana di vetro e ci siamo esposti al mondo esterno.
Prima viene la lingua (che si impara eh!), l`adattamento a una nuova cultura e tutto il resto. Per me e per tutti gli amici stranieri che ho qua e` una cosa normalissima. Ma quando torno in Italia la gente mi ripete quanto io sia stato bravo e coraggioso. E` un discorso che non ho mai accettato ma che comincio a capire col tempo.
Vedo purtroppo che certe radici sono fortissime, la frustrazione e` tanta ma le forze sono poche. Il coraggio forse meno. La valigia con dentro le nostre cose piu` importanti e` troppo grande e pesate. Insomma, alla fine non si riesce neanche a cambiare citta`. E queste debolezze in qualche modo vanno giustificate. Mica si possono affrontare in maniera schietta! E allora si preferisce fare la vittima: accusare il sistema, i politici, la societa`, il paese. Almeno ci sentiamo giustificati nei nostri fallimenti. Perche` dire che non eravamo abbastanza affammati e che non ci abbiamo messo davvero l`impegno e` dura.
Anche se ti chiami Stefano Lavori, hai le palle e stai a Napoli (non in Somalia quindi) qualcosa fai. E se vedi che quello che vuoi fare non te lo fanno fare, dopo averci comunque provato, prendi e vai da un`altra parte dove lo puoi fare. Perche` se sei Stefano lavori e sei in gamba qualcosa farai sempre. Gli sgambetti li aggiri. e non fai finta di esserti fatto male cadendo a terra invocando il rigore.
Infine quello che dico non ha l`intento di prendere in giro qualcuno o di farmi sentire "bravo" in confronto a voi. Avrebbe lo scopo di spronare perche` il caro estinto Jobs aveva ragione: se ardete di passione e avete un obiettivo i puntini si congiungeranno. Se poi si vuole pensare che non sia cosi` mi dispiace. Sento solo amarezza e niente piu`. Ma i miei due centesimi li ho dati. Il resto sta agli altri.
Dico tutto questo senza nessuna vena polemica e con tutti i buoni snetimenti del mondo
|
09/10/2011 17:35:04
..dopo due convivenze, vivo coi miei, mi diletto(non, mi impegno) a pensar giochi&giocattoli e disegni, e tutto é fermo nei cassetti..ha ragione Den, il problema é che essendo di spirito buono, ci par assurdo combattere, anche se gli ostacoli ci vengon messi sul cammino..perchè "combattere"significa definire un nemico, mentre in realtà bisognerebbe vedere un ostacolo da spostare o aggirare a seconda della forza che si ha lì.Sì, il problema é la passione, l`esser affamati, il volere..e volere, é una cosa da grandi, mentre desiderare é solo da bimbo.Bello sprone, Daniel san
|
09/10/2011 17:52:44
io sto rischiando di mio e vendo "noccioline e giocattoli" sperando un giorno di essere ancora nel commercio dei toys, ma dopo 3 anni di attività devo dire che non vedo un futuro roseo quindi si siate folli e affamati ma con la crisi e la concorrenza di oggi essere piccoli non aiuta...
rivoglio gli anni 80...
|
09/10/2011 17:56:16
e vi dico, il negozio va, siamo aperti 7 giorni su 7, ma le tasse, le spese, i costi fissi sono così assurdi che tutto quello che entra esce, si sopravivo ed è già tanto oggi giorno, ma vorrei vedere un futuro migliore, un orizzonte + roseo, sopratutto perchè non posso fare per tutta la vita questi ritmi...
|
09/10/2011 18:01:11
ah e per fortuna in brianza non c`è il pizzo, o almeno non mi è stato ancora chiesto =) eheheh
|
09/10/2011 18:05:46
Guarda Hobber, secondo me Stefano Lavori e Stefano Vozzini hanno avuto ugualmente un futuro grandioso a piazzare tanti bei mattoni nelle scatole dei PC!!! Come dei videoregistratori, dei televisori etc etc....
|
09/10/2011 18:08:16
ger76 da anni ho il sogno di aprire un negozio....ma con le tasse diventa davvero impossibile, io non ho nemmeno mai puntato a guadagni alti ma al minimo indispensabile per vivere e non dipendere da nessuno.....ma davvero qui a Genova anche sembra impossibile....anche se poi vedo certe attività così mal gestite, così spoglie di materiale e così senza acquirenti che mi chiedo quale sia il trucco.......
|
09/10/2011 18:41:44
Ma se fosse facile e alla portata di tutti dove starebbe la grandezza in chi ce la fa?
|
09/10/2011 18:42:37
bhe molti non pagano l`affitto da mesi, o sono coperture per riciclaggio soldi sporchi, o sono ricchi di loro che non gli frega nulla di perderci...
|