7 gennaio 1981:
65279.Goldrake all`italiana Che cosa è cambiato, quest`anno, nei giocattoli Goldrake all`italiana La Germania — dicono gli esperti — significa qualit?, il Giappone fantasia, l`America il marketing - Ma il nostro Paese è al primo posto con il gusto e con le bambole TORINO — Sotto l`albero di Natale, almeno per i bambini benestanti, quest`anno hanno dominato i giocattoli spaziali. La vecchia cara automobilina, un modello ludico-consumistico che sembrava imperituro, ha lasciato il posto alla nave spaziale. La fantasia dei nostri figli non pilota più le utilitarie o le fuoriserie, ma aggeggi affusolati che viaggiano nell`iperspazio, a velocit? «fotonica» come insegnano i filmati televisivi • 9632.made in Japan». Al posto dei soldatiini ci sono i «micronauti», i vari Goldrake e Mazinga, che combattono strane e ossessive invasioni di esseri mostruosi. L`antico gioco del bene e del male, degli indiani e dei cow boy, lo recitano ora questi piccoli samurai d`acciaio, grovigli di umanit? e di elettronica. Lo spazio è una una fuga dalla realt?? Goldrake è davvero diseducativo? La fantasia non è libera come una volta, e soprattutto creativa, ma è solo guidata da abili dosaggi televisivi? Queste domande sono state sollevate da più parti, esperti in pedagogia hanno ripetutamente lanciato messaggi poco confortanti, gruppi di genitori si sono preoccupati nel vedere i figli disertare i giardini pubblici per godersi avventure eccitanti e ripetitive all`ombra bluastra del televisore. Cosa ne pensa chi questi giocattoli importa o produce? «Facciamo alcune considerazioni» dice Guido Dentis, uno dei più grossi importatori di giocattoli in Italia, «la prima è che l`ambiente in cui il bambino gioca è l`appartamento, non più, almeno nelle citt?, il parco o il cortile, tantomeno la strada. Quindi gli strumenti della fantasia si sono adattati a questo spazio nuovo. la seconda: è sciocco e illusorio voler imporre al bambino modelli o giochi di venti o cinquantanni fa, perchè, bene o male, i nostri figli vivono nell`epoca dello spazio e dell`elettronica, cose di fronte alle quali spesso noi adulti avvertiamo un senso di disagio. la tersa: si crede davvero che i giochi e le fiabe di una volta siano stati meno violenti? Personalmente, e con me alcuni psicologi che ho interpellato, ho avuto incubi notturni a sapere che Pinocchio stava per essere fritto in una padella. Ho giocato, come tutti, con le armi-giocattolo, ma non per questo ho avuto la tentazione di diventare un teppistaoun terrorista». Dentis ha ereditato una piccolissima azienda che fabbricava souvenir e pochi giocattoli, ha viaggiato molto e ha imparato. Imparato soprattutto in quali Paesi? «In Germania per la qualit?^el prodotto» dice, «in Giappone per la fantasia nel meccanismo, in America per il marketing». E l`Italia? «Il nostro Paese è ancora al primo posto per il gusto e per le bambole Ma non le sembra che l`Italia sia un po` indietro rispetto agli altri Paesi? «In alcuni settori si, comunque la bilancia commerciale in questo settore è attiva. Si tenga conto poi che noi vendiamo all`estero delle idee. Accennavo prima alla bambola: ecco, non si tratta sempre della stessa bambola Anni Venti, ne facciamo di meravigliose, modernissisme, fantasiose. Gli americani impazziscono per i no stri disegni». Come nasce un giocattolo? Che gestazione ha? «Una gestazione potrebbe sembrare lunga: da un anno a due anni, da quando cio? viene studiato e disegnato a quando viene lanciato sul mercato». Qual è il segreto perchè un gioco ab bia successo? «Credo» spiega Dentis. «nel fiuto, nel capire intuitivamente in che direzione sta andando il gusto del bambino, un gusto che in molti Paesi viene creato quasi artificialmente dai filmati televisivi». Non le sembra che ci sia troppo Giappone oggi nei giochi dei nostri figli? «Non tutti i prodotti fatti da Tokyo vengono importati: molti sono troppo locali, poco europeizzabili. Ecco perchè capita sovente che noi modifichiamo una loro idea, aggiungiamo delle varianti prima che il prodotto sia finito e importato. Oggi c`è qualcosa che prima non esisteva, e cio? la collaborazione tra noi e il produttore o il creatore». E i giochi cosiddetti di famiglia? Ce ne sono davvero o sono poco pubblicizzati? «Ce ne sono, anche di bellisimi, e sono anche reclamizzati a dovere. Il fatto che in Italia siano relativamente poco venduti dipende dal fatto che i genitori sono poco disposti a giocare con i figli. Del resto il giocattolo in s?, il pupazzo come la macchinina o l`astronave, rimedia spesso a carenze affettive. Ma allora gli italiani amano poco i figli? «Li amano molto, secondo me» dice Dentis, «ma non li considerano molto. Guardiamo alle citt? che costruiamo: pochi giardini, po- che palestre, poca sicurezza. Cos? anche per la prima infanzia: al bimbo di un anno o due si mettono davanti cose che divertanogli adulti, non lui». Visto il periodo di gestazione del giocattolo, lei avr? già il catalogo delle Novità del 1981. «SI, Completeremo la serie dei `Micronauti, che hanno avuto tanto successo inquantoch?` smontabili e robusti, ne faremo di piccoli, come i vecchi soldatini. una serie di bambole, piccole e grandi, molto curate, con colori e particolari che ricordano gli oggetti della nonna. cureremo il settore della prima infanzia. ci sarà un nuovo personaggio televisivo che sarà il paladino dell`ecologia. e infine lanceremo attrezzi sportivi fatti apposta per i bambini. Ci sarà ancora molto «spaziale», allora Goldrake è proprio inevitabile. «A parte che considero questi personaggi non negativi, anzi a mio parere stimolano la fantasia cos? come la televisione accelera l`intelligenza immediata, so che negli Usa e in Europa hanno tentato, come gioco alternativo al "made in Japan", di imporre gli gnomi, rispolverando fiabe e miti del passato: ebbene è stato un fallimento. Il bambino vuole lo spazio, il cosmo. Fuga dalla realt?? E se fosse invece desiderio di un mondo migliore e basta?». Pier Mario Fasanotti