18/06/2014 18:12:48
Ciao Red, Bisognerebbe discutere dell`efficacia o meno del nostro attuale ordinamento giuridico in casi come questo, ma allora perche` non discutere anche dell`utilita` del matrimonio e di tutta la marcescenza che si cela dietro questa parola? Non e` il thread adatto, assolutamente no.
RED scrive che l`allontamento dalla societa` civile di cui tu scrivi e` la stessa societa` che a parere tuo ha generato questo individuo..
Sembra un paradosso, ma non lo e`: della societa` volenti o nolenti ne facciamo tutti parte. chi si e` macchiato di simili atrocita` e viene riconosciuto colpevole (nel suo caso c`e` pure l`ammissione) deve esser allontanato in qualche modo dalla societa` civile, per il timore che possa commettere nuovamente simili aberranti azioni. "Allontanato" nel nostro ordinamento giuridico significa appunto processato e chiuso in galera, in altri ordinamenti giuridici significa eliminato fisicamente. "Sbattuto in galera a vita", hai scritto, e ovviamente non puoi che trovarmi d`accordo. E voglio che sia chiaro che mi rode, eccome se mi rode, sapere che invece probabilmente questo tipo uscira` dal carcere tra 15 anni, perfettamente in tempo per "godersi" la vita che gli rimane. Da quello che so, comunque, prima di rimettere in liberta` persone cosi` pericolose, i tribunali ordinano l`esecuzione di varie perizie psichiatriche. La storia ci ha insegnato che spesso queste perizie sono insufficienti, in quanto molti pluriomicidi quando escono dal carcere delinquono nuovamente, quasi attratti irresistibilmente dall`idea di violare la legge (mi viene subito in mente Angelo Izzo, mentre proprio l`altro giorno Vallanzasca, un autentico e pericolosissimo genio del crimine, e` stato arrestato per un furtarello in un supermarket). Ma cosa posso farci io -o possiamo farci tutti noi- se ormai l`ergastolo in Italia e` una farsa?
Le ragioni del mio primo intervento si basano sulla volonta` di esortare a riflettere su se stessi e sulla mostruosita` che l`essere umano e`, in potenza, in grado di generare... ho detto cose come in fondo fa ogni prete ogni santa domenica nella sua chiesa da duemila anni a questa parte, solo che al prete al massimo gli fai uno sbadiglio in faccia e te ne esci dalla porta... ma io, fortunatamente per me, non sono un prete e invece di prendere il cappio e agitare la roncola come un primitivo (perche` poi, tanto il criminale sta gia` dietro le sbarre e non saro` io il giudiche che dovra` condannarlo) ho provato, da dilettante, a ripercorrere a ritroso la scia di sangue che si e` lasciato dietro, provando a riconoscere nel suo modo di premeditare una simile atrocita` (descritto da lui stesso e dagli inquirenti) dei tratti comportamentali simili -frammenti, vaghe similitudini- a quelli che osservo, o che ho osservato, nella quotidianita` di ogni giorno nelle azioni delle persone che mi circondano, o che ho letto nelle descrizioni dei fatti di cronaca giudiziaria, o che ho ascoltato negli sfoghi di persone a me care.
Osservo per capire e capisco per avere consapevolezza di quello che sono. Mi pongo domande su molte cose che osservo perche` sono curioso e cerco -se possibile- di trovare risposte in base agli elementi che ho a disposizione. Di conoscere se stessi non si finisce mai, e nemmeno di conoscere quanto orrendo, sleale e spregevole possa essere il comportamento dei tuoi simili. Un`osservazione approfondita delle persone che ti circondano spesso ti aiuta a non cadere vittima della loro slealta` e a dedurre le loro mosse in anticipo: si chiama mentalismo.
La cosa che mi disgusta e` l`atteggiamento del "non voler farsi scoprire", di macchiarsi di un delitto e di essere poi pronti a vivere un`esistenza , diciamo, normale agli occhi di tutti. Penso alla famiglia Misseri e alle lacrime di coccodrillo della cugina, autrice dell`omicidio. O a tutti quei pirati della strada che investono una vittima e poi scappano senza nemmeno fermarsi a prestare soccorso (a me e` successo d`essere investito e, dopo aver alzato la testa da terra, veder fuggire via il suv col colpevole dentro).
|
18/06/2014 18:16:15
Chrome skull Sociopoatico, privo di qualsiasi reazione empatica ed interessato solo al prorpio narcisitico piacere sono condizioni che hanno una base genetica, certi individui cosi ci nascono. La società e l`ambiente in cui crescono non c`entra assolutamente nulla Seguo per diletto la sociologia criminale, e siccome sono curioso potrei gentilmente chiederti dei riscontri per questa tua affermazione? Escludere l`influenza dell`ambiente (specialmente quello familiare e il ruolo dell`educazione) e della societa` trovo che sia inappropriato, almeno in questo caso. Lissi non e` un narcisista, ma lo vedo piu` come uno psicopatico con una personalita` dai tratti narcisistici perversi (il che significa anaffettività, senso grandioso dell`io, incapacità di entrare in empatia con gli altri).
Kernberg nel 1975 identificava la psicopatia come "una variante primitiva del “disturbo narcisistico di personalità”, che fa affidamento su difese primitive e relazioni d’oggetto interne altamente patologiche" Oggi invece nella scienza psichiatrica sono presenti orientamenti che propongono un “modello integrato” della psicopatia, in grado di spiegare il disturbo psichico sulla base di diverse ipotesi riguardo la sua natura e la sua origine, tenendo conto di tutte le variabili biologiche, psicologiche, sociali, relazionali, che entrano in gioco nel determinismo della malattia.
E cito anche il Secci: "Nel campo delle dipendenze relazionali il concetto di narcisista perverso non descrive una patologia della personalità, disturbo che è clinicamente rilevabile in pochissimi casi, ma una modalità di costruire rapporti sentimentali all`insegna del controllo del partner e del disimpegno dal rapporto."
Detto molto semplicemente: TUTTI poi nasciamo narcisisti: si chiama Narcisismo Sano. Dopo aver subito un "trauma" questo puo` trasformarsi e diventare: a)assenza di narcisismo b)narcisismo perverso. E uno come Lissi e` prima di tutto affetto da psicopatia. E` difficile descrivere le caratteristiche di questa malattia: tipicamente e` un soggetto egocentrico incapace di provare amore o affetto, che fa un uso continuo di menzogne, manipola la gente ed e` privo di rimorsi e sensi di colpa, manca di empatia e non si sa porre obiettivi realistici. Gli psicopatici considerano le regole e i limiti imposti dalla società irragionevoli e non meritevoli d`essere seguiti; l’unica regola importante per loro riguarda il seguire le proprie inclinazioni e i propri desideri. Gli psicopatici non accettano le regole e se le riscrivono, considerando il mondo come se fosse il proprio “campo di gioco” personale. In uno psicopatico troviamo spesso forme di pensiero che consistono nella progettazione dettagliata ed elaborata di un piano, teso al proprio guadagno e al danneggiamento altrui, spesso generato da impulsi improvvisi (come nel caso di Lissi, che voleva disfarsi della famiglia per rifarsi la vita con l`altra donna). Inoltre, lo psicopatico ha la piena capacità di simulare le emozioni: ecco come mai i suoi amici al bar non si sono accorti di nulla quando lui li ha raggiunti.
Sul discorso del provare piacere nell`uccidere un proprio simile, anche se si tratta di un killer, ovviamente son gusti personali sui quali non discuto.
Sulla societa` che dovrebbe educare gli individui, e sul fatto che possa essere utopico o meno, anche qui ci sarebbe molto da dire, non posso rischiare di andare pericolosamente OT.
|
18/06/2014 18:16:56
NIK: tu scrivi che "La società che ha generato lui ha generato anche me e tutta la gente che di norma non stermina la propria famiglia."
La ricerca delle ragioni che portano un uomo ad essere un assassino è stata il filo conduttore di gran parte della sociologia criminale degli ultimi cinquant`anni; questa ricerca comunque non e` riuscita a scoprire quali siano le "radici" delle condotte criminose; sono stati solamente riconosciuti alcuni dei fattori e delle circostanze che facilitano, da parte di un individuo, la scelta di un comportamento delittuoso; si parla di fattori ambientali e sociali, psicologici e psicopatologici, che spesso concorrono nel comportamento di chi si macchia di un delitto. Le scelte -criminose o di vita- che un individuo compie nella sua esistenza dipendono dal significato che ognuno conferisce alla vita. Ogni individuo ha un proprio spazio di "libertà morale" che differisce da persona a persona per via dei fattori ambientali e per le sue qualità psichiche (e di come ha appreso a gestirle). Alcune persone sono più vulnerabili alle sollecitazioni esterne rispetto ad altri. Pur patendo simili sofferenze e frustrazioni piscologiche e trovandosi in analoghe situazioni sociali e ambientali non tutti diventano degli assassini. Non esistono "cause", ma fattori che predispongono, che facilitano alcuni individui a uccidere. e allo stessoo tempo non è concepibile un rapporto diretto di causa ed effetto tra questi fattori e il delitto.
|
18/06/2014 19:11:49
Dunque per quanto riguarda la tua domanda, io per inrteresse personale ho letto vari libri su serial killer e su come nasce la figura del profiler.
Non ho approfonditi studi sulla posizione dei vari psocologi, però nel momento che sento parlare di Disturbo antisociale di personalità, oppure la definizione Psicopatia come "disturbo mentale caratterizzato principalmente da un deficit di empatia e di rimorso, emozioni nascoste, egocentrismo ed inganno" tendo a pensare che la matrice fisiologica sia la predominante maggiore rispetto ad un eventuale influsso di fattori esterni.
Poi non sono uno psicologo ne, come ho detto ho una conoscenza approfondita delle varie teorie sul tema.
E` pur vero che Ted Bundy era cresciuto in un ambiente sociale "sano" ed aveva avuto una infanzia felice. (a differenza che so di un Ed Gein in cui si invece si può parlare anche di una influenza del suo vissuto familiare oltre che sulle sue condizioni mentali per capire le sue azioni)
|
18/06/2014 19:12:13
puffmarko scrivi tanto ma dove vuoi arrivare?
La ricerca delle ragioni che portano un uomo ad essere un assassino è stata il filo conduttore di gran parte della sociologia criminale degli ultimi cinquant`anni; questa ricerca comunque non e` riuscita a scoprire quali siano le "radici" delle condotte criminose; sono stati solamente riconosciuti alcuni dei fattori e delle circostanze che facilitano, da parte di un individuo, la scelta di un comportamento delittuoso; si parla di fattori ambientali e sociali, psicologici e psicopatologici, che spesso concorrono nel comportamento di chi si macchia di un delitto. Le scelte -criminose o di vita- che un individuo compie nella sua esistenza dipendono dal significato che ognuno conferisce alla vita. Ogni individuo ha un proprio spazio di "libertà morale" che differisce da persona a persona per via dei fattori ambientali e per le sue qualità psichiche (e di come ha appreso a gestirle). Alcune persone sono più vulnerabili alle sollecitazioni esterne rispetto ad altri. Pur patendo simili sofferenze e frustrazioni piscologiche e trovandosi in analoghe situazioni sociali e ambientali non tutti diventano degli assassini. Non esistono "cause", ma fattori che predispongono, che facilitano alcuni individui a uccidere. e allo stessoo tempo non è concepibile un rapporto diretto di causa ed effetto tra questi fattori e il delitto.
Ok, quindi?? Cosa centra tutto questo col fatto che tu vorresti processare la società che ha generato il criminale? Che è la stessa che ha generato me e te?
Alcune persone sono più vulnerabili alle sollecitazioni esterne rispetto ad altri. Buono a sapersi, 50 anni di studi sono stati utili a qualcosa.... Quindi?
|
18/06/2014 19:17:52
ma sono consapevole che con torture o presenziando a fucilazioni in piazza, umanamente, non si farebbe altro che diventare sempre più simili a chi si vuole eliminare.
Ovvio che non bisogna farlo diventare un evento mediatico. Ma una semplice e fredda operazione "chirugica". Poi bon io non credo in questa visione delle cose, cioe che usare questo tipo di "giustizia" ci farebbe diventare come chi giustiziamo.
|
18/06/2014 19:21:46
Puffmarko ma alla fine dei conti io non capisco molto il senso del tuo intervento, a parte stigmatizzare chi scrive che scioglierebbe Lissi nell`acido lo affogherebbe ecc...che sono cose che, davanti ad un delitto del genere fatto da un reo confesso (con nemmeno lo 0, 000001 di dubbio che anche dopo un processo può sempre in ipotesi rimanere) ci stanno tranquillamente.
Cioè...se tu tiri fuori la società civile come correa, significa che tendi a ritenere che il Lissi abbia ucciso anche perchè, in un certo qual modo, a questo spinto da modelli comportamentali falsi e corrotti di cui la società civile si fa portatrice e nei cofnronti dei quali non tutti gli individui sono schermati allo stesso modo. Alcuni soggetti, più deboli di altri, affabulati dalle spinte edonistiche che questa società ci presenta come verità assolute ed alla portata di tutti, sarebbero indotti alla delinquenza quasi inconsapevolmente, anche dalla società stessa.
Ebbene, indipendentemente dal fatto che ogni considerazione si ferma di fronte alla coscienza individuale ed al libero arbitrio, capirei se il Lissi fosse il classico desaparecido ignorante, povero diavolo che viene da una sub cultura, privo di mezzi incapace di discernere il bene dal male....ma il Lissi non viene da una realtà così disgregata. E` un soggetto che viene da una famiglia normale, vive in un contesto normale, ha studiato, ha un lavoro, una dimensione...Una persona in queste condizioni, ha tutti i mezzi per comprendere perfettamente e resistere alle spinte della società ed ai suoi modelli sbagliati. Il maledetto porco assassino ha scelto con il suo libero arbitrio, formatosi liberamente ed al riparo dai condizionamenti della collettività, che la soluzione dei suoi problemi fosse l`omicidio dei suoi cari.
La società non ha nulla da rimproverarsi perchè questo uomo di merda ne ha avuto i vantaggi e non gli svantaggi, le opportunità e non i condizionamenti che a volte strati della popolazione o singole persone meno consapevoli possono subire. No la società non c`entra proprio niente. Ma niente!
|
18/06/2014 19:25:15
Apprezzo molto gli interventi di Silver (visto che anch`io so apprezzarti?!?!?!?) perchè trasmettono quella sensibilità che in effetti il thread avrebbe fin da subito testimoniare. Invece i soliti "ammazzalo", "squartalo", ecc. Odio le gogne mediatiche e personalmente ritengo la questione talmente assurda e delicata al tempo stesso, che sia davvero difficile "gestirla" in rete, in un thread. Tralascio le riflessioni accademiche di Puffmarko. Non che non le condivida. Anzi, la sociologia è la mia vita (in parte anche professionale). Il fatto è che l`efferatezza del reato è così disumana che il trattare il tutto per citazioni, studi e riferimenti testuali mi infastidisce. Potrei dirti allora che nella sociologia classica che si fonda su una visione organicistica della società, i "mali sociali" devono essere estirpati senza alcuna mediazione. Ma a che serve ora, qui, tutta questa Accademia?
Da sempre contrario alla pena di morte. Però su alcuni reati davvero è impossibile transigere: la violenza sulle donne, sui minori, sugli animali, ecc, non posso contemplarla e davvero non ho nemmeno la voglia e la passione "intellettuale" di andarla a comprendere. Quindi in questi casi, l`epurazione (in senso letterale) dei criminali l`approvo in toto.
Se poi vogliamo parlare del sistema giudiziario italiano, allora il tutto diventa una via crucis. Dai processi interminabili alla non responsabilità civile dei magistrati, ecc. Il fatto è che in Italia non solo manca la certezza della pena ma non si dà ascolto alla voglia e alla richiesta legittima di "vendetta" delle vittime. Vedere assassini, stupratori, mafiosi, ecc, tornare in libertà provoca rabbia e disgusto in coloro che subiscono per la seconda volta un torto dalla vita vedendo i colpevoli impuniti.
I casi vanno osservati poi per quello che sono: una cosa è un attentato mafioso, un`altro questo. Capisco il fatto che l`assurdità del gesto possa portare studiosi e ricercatori ad approfondire le cause e le motivazioni. Ma a noi che ce ne viene? Nel senso: non è questo il luogo dove dibattere delle riflessioni dei sociologi o degli psicologi. Se uno commette un reato, che paghi. E aggiungo: se è addirittura matto o pazzo o socialmente instabile, raddoppiategli la pena. Altrimenti continuiamo a parlare delle "fratture sociali" mentre la gente continua a camminare per le strade a prendere a picconate le persone. Ripeto: ben vengano questi studi. Mi appassionano e sono fondamentali. Ma ora personalmente perdono il poco tempo che trovano. Per farla breve: potrei porre la domanda (legittima sociologicamente parlando) "non pensate che questi reati evidenzino un crollo del valore della famiglia" e se ne potrebbe dibattere. Ma ripeto: serve ora fare queste riflessioni? E serve farle qui?
Cmq la assenza di sensibilità è preoccupante, imho. Oramai tutto è show multimediale. Persino le reazioni.
|
18/06/2014 19:28:45
Intanto (notizia di poco fa) confermato che il vero padre di Massimo Bossetti è Guerinoni! Hanno fatto il test incrociato anche con quello che Massimo ha sempre pensato essere il padre biologico ma non era, per l`appunto il signor Bossetti, da cui ha preso il cognome.
La madre continua a ripetere di non essere mai stata con Guerinoni ma il Dna non mente...
|
18/06/2014 19:37:19
Quoto Kamina1984.
potrei porre la domanda (legittima sociologicamente parlando) "non pensate che questi reati evidenzino un crollo del valore della famiglia" e se ne potrebbe dibattere.
Appunto, ma queste (e tante altre) cose succedano solo adesso o non siano una semplice costante nella storia dell`umanita che solo oggi, tramite l`amplificazione mediatica, ci vengono messi sotto gli occhi e ci paiono una novità frutto della cosidetta "degenerazione" della società.
E il numero di casi non sia una semplice maggiorazione in percentuale che dipende solo dalla maggiore quantità di gente che vive oggigiorno sul pianeta.
|
18/06/2014 19:51:55
Da sempre contrario alla pena di morte. Però su alcuni reati davvero è impossibile transigere: la violenza sulle donne, sui minori, sugli animali, ecc, non posso contemplarla e davvero non ho nemmeno la voglia e la passione "intellettuale" di andarla a comprendere. Quindi in questi casi, l`epurazione (in senso letterale) dei criminali l`approvo in toto.
Ma hai appunto citato tutti i casi in cui la pena di morte andrebbe usata ergo semanticamente parlando non puoi affermare di essere contro la pena di morte.
|
18/06/2014 19:54:40
scusatemi ragazzi non ho tempo di legger 3 pagine. Pero`stanotte devo essermi addormentato con la tv accesa... e mi sono ritrovato ad una certa ora il canale Fine Living con il programma "Orrori da Gustare: America". Mi ha fatto ribrezzo letteralmente sapere che esiste una ricetta denominata "anatra al torchio". Si disossa l`anatra e la si cucina (e fin qui...), si mettono ossa, zampe ecc in questa pressa e si gira si gira si gira, sino a che non esce un fluido dalle ossa belle scrocchiarelle scrocchiarelle, che si mischia al tutto, sangue ecc. E si fa un condimento da mettere sull`anatra.
Ecco. Si puo`mettere viva questa persona nella pressa? In questo torchio e spremere e girare e girare e spremere??? Magari anche il Bossetti? Cosi`per insaporire?
|
18/06/2014 19:59:37
Pufendorf, meraviglioso intervento, sempre elegante e preciso.
Il maledetto porco assassino ha scelto con il suo libero arbitrio, formatosi liberamente ed al riparo dai condizionamenti della collettività, che la soluzione dei suoi problemi fosse l`omicidio dei suoi cari. Sul porco assassino sono d`accordo, ovviamente. Ma sul fatto che il suo libero arbitrio fosse completamente al riparo da ogni forma di condizionamento sociale ho qualche dubbio. La società non è ovviamente "correa" di fronte alla legge, anzi, mi auguro proprio che non gli diano nessuna attenuante per la semi infermità mentale. Io vedo la società "correa" in un modo più ampio e subdolo, come se questo degrado morale diffuso (che io comunque avverto, forse mi sbaglio, magari sono esagerato) fosse un "alveo" lungo il quale si è abituata a scorrere la nostra (intesa di collettività) quotidianità. Come ho scritto sopra "Le scelte -criminose o di vita- che un individuo compie nella sua esistenza dipendono dal significato che ognuno conferisce alla vita. Ogni individuo ha un proprio spazio di "libertà morale" che differisce da persona a persona per via dei fattori ambientali e per le sue qualità psichiche (e di come ha appreso a gestirle)." Ecco il libero arbitrio, che però non esclude un condizionamento pregresso, ambientale e psicologico. E` la società stessa che -fatte alcune dovute eccezioni- tende infatti a trasmettere valori che ricordano non poco i tratti della personalità di uno psicopatico. Ecco perché ritengo che sia una delle componenti che posso contribuire ad alimentare la "fiammella" che in alcuni di noi, i più "vulnerabili", brucia in silenzio. Poco sopra, nell`intervento delle 18:16:15, ho tracciato un breve elenco delle peculiarità del profilo di uno psicopatico. L`"anaffettività narcisistica" è qualcosa della quale siamo bombardati (l`indifferenza verso i più deboli, la spettacolarizzazione del dolore, la gente che filma con i telefoni le risse invece di sedarle o difendere la vittima di un pestaggio). L`uso "continuo di menzogne e di manipolazioni" è quello che quotidianamente ci offrono politici e organi di informazione. Il "non sapersi porre obiettivi realistici" mi fa pensare al terrore di essere poveri, e a tutti quelli che si indebitano fino al collo pur di apparire più ricchi di quello che sono (edonismo e megalomania a fronte di una condizione sociale umile e non troppo abbiente, che genera frustrazione). "Le regole e i limiti imposti dalla società visti come non meritevoli d`essere seguiti" mi fanno pensare invece all`esempio di importanti uomini politici che si son fatti leggi ad personam pur di non riconoscere la propria responsabilità, e che attaccano financo la magistratura perché secondo loro non applica bene la legge... oppure a tutta la spettacolarizzazione della malavita sui media o in musica, spesso presentata come una rapida opportunità per diventare ricchi e potenti. Ed ecco che il concetto di essere furbi e sleali a danno degli altri viene a poco a poco sdoganato. La "piena capacità di simulare le emozioni": anche questa assai diffusa, basta accendere la tv e guardare Barbara D`Urso, o guardare "artisti" come la Cyrus che canta canzoni d`amore mentre si tocca la patonza. Questo educa la gente a dire cose mentre se ne pensano altre, ovvero all`ipocrisia.
Come direbbe Nik: e quindi? e quindi? e quindi? Niente, ho solo espresso un parere, e nemmeno troppo fuori dal coro, visto che se ci fosse lapena di morte in Italia anche io l`avrei invocata per questo assassino; l`ho solo condito di riflessioni che per molti di voi sono state inutili. Mi pare comunque di averle sempre motivate.
NIK puffmarko scrivi tanto ma dove vuoi arrivare? Ho finito, scusa se ho scritto troppo ma ho la colpa di aver sempre tanto da dire.
|
18/06/2014 20:35:44
mi pare che qui sto passando per uno che dice che Lissi e` vittima del sistema. Non e` cosi`, ragazzi, siete fuori strada.
Io dico che questa e` un`occasione importante per riflettere su come certe follie, certi deliri, possano essere alimentati dal degrado costante che permea la societa`, e che in alcuni individui mentalmente piu` predisposti di altri, possa concorrere a inaspettati episodi di violenza come questo.
secondo me è fuori qualunque dubbio...società ovviamente intesa a livello mondiale, non solo riguardo la realtà italiana. sei stato travisato solo per aver allargato la visuale dle discorso, essendo comunque concorde con il sentimento comune
|
18/06/2014 20:42:48
Si ma questa visione delle cose, su cui non ho nulla da obiettare a livello di ragionamento, però non spiega come queste cose avvenissero anche quando non c`era tutta la copertura mediatica odierna che ci assale ogni giorno anche con tutti gli esempi negativi da te citati.
E qui torno alla mia visione semplicemente fisiologica di certi comportamenti: non sarà invece che certi individui capaci di andare cosi oltre nascono cosi e, a prescindere da qualsiasi istruzione o influenza esterna, prima o dopo nelle condizioni adatte agiranno in un determinato modo.
Per esempio un Giovanni Brusca è un semplice risultato dell`ambiente mafioso in cui è cresciuto o sarebbe riuscito a uccidere e sciogliere nell`acido il giovane Giuseppe Di Matteo anche se fosse cresciuto che so a Milano in una qualsiasi famiglia?
|
18/06/2014 20:47:32
|
18/06/2014 20:50:48
Imho la società moderna semplicemente fornisce in maniera più semplice e massiva le possibilità di compiere certe azioni, per esempio, banalmemente, la facilità di reperire armi da fuoco negli Stati Uniti.
Però credo che nel momento in cui qualcuno decide di compiere una strage o un omicidio, anche non avendo la possibilità di acquistare al minimarket un fucile a pompa cmq un modo lo troverebbe.
Alla fine basta un piccone come Kabobo (ma non solo lui) insegna...
|
18/06/2014 20:54:55
Per esempio un Giovanni Brusca è un semplice risultato dell`ambiente mafioso in cui è cresciuto o sarebbe riuscito a uccidere e sciogliere nell`acido il giovane Giuseppe Di Matteo anche se fosse cresciuto che so a Milano in una qualsiasi famiglia?
penso siano situazioni diverse ... nel caso sopra (ma tanti altri sono simili) ... ci sono situazioni d`instabilità mentale, deviazione sessuale o comportamentale ...
Brusca, invece è "stato addestrato" fin da piccolo ad uccidere ed avere certi comportamenti ...
|
18/06/2014 21:00:45
per farvi capire con un esempio ...
penso che per tutti quelli di questo forum non sia un problema uccidere uno scarafaggio o una zanzara ... la nostra società ci ha abituati a considerarla una cosa normale ...
ad uccidere un cane invece penso che la stragrande maggioranza di noi avrebbe problemi a farlo ...
se un cane aggredisse sfigurando però nostro figlio ... saremmo più propensi a farlo ...
insomma seguiamo delle regole NON SCRITTE che sono dettate dalla nostra società ...
la società mafiosa cambia queste regole per gli affiliati ... da piccolo ti abituano a "prove" ... prima ammazzi una lepre ... poi un cavallo ... e magari poi ti chiedono di ammazzare il tuo cane al quale sei legato ... per poi passare al "battesimo" del primo omicidio ...
|
18/06/2014 21:12:53
Brusca, invece è "stato addestrato" fin da piccolo ad uccidere ed avere certi comportamenti ...
Sicuramente si, sono d`accordo con te. Ma trovo questa cosa applicabile ad omicidi "normali" come ad esempio la strage di Capaci o l`uccisione di qualche rivale.
Ma se parliamo di un ragazzino strangolato e sciolto nell`acido, siamo sicuri che non ci sia qualcosa di più.
Nel senso che la mafia usa le prove per capire anche quelli più predisposti. No a caso comincia con lepri, cavalli ed altri animali. Tanto per capire se il gusto del sangue c`è....
Esattamente come la maggior parte dei serial killer inizia con torture e uccisioni di piccoli animali.
|
18/06/2014 21:16:42
Ad esempio è logico che rispetto al passato la nostra sensibilità alla morte ed all`uccisione è cambiata. Voglio dire una volta in campagna i bambini crescevano vedendo uccidere e macellare gli animali e la cosa immagino che ai più alla fine apparisse normale e semplice da farsi.
Ma non credo che poi tutti loro sarebbero passati al, chiamiamolo cosi, livello successivo.
|
18/06/2014 22:35:05
non c`e pena che che possa competere con quello che ha commesso sto bastardo senza anima!
tranquilli.. tanto adesso interverranno tutta una masnada di sapienti psichiatri ecc.. e tra qualche anno finirà in qualche tranquilla fattoria a pettinare conigli e raccogliere uova..e poi buona condotta esemplare e poi la libertà.
la certezza della pena certa c`e l`ha solo la famiglia della povera ragazza. oramai si sa che la legge è uguale solo x le buone persone..ma x chi commette simili merdate c`e sempre chi lo difenderà del tipo ma è solo un incompreso un disadattato, una mente bipolare ecc...un bel mavaffa...a tutti coloro che hanno studiato solo per dire coglionate e difendere un assassino.
un r.i.p a quei poveri bambini e alla loro mamma.
|