30/01/2014 16:27:34
Giocare a fare la mamma. O forse, giocare ad essere donna. Si saranno certo domandati quale fosse l’attività ludica preferita dalle bambine i vivaci creatori di giocattoli degli anni Sessanta. E scoprirono che qualcosa, negli usi e costumi dei piccoli, così come in quelli dei grandi, stava davvero cambiando. Gli anni ’60, esplosivi e formidabili, furono l’epoca del boom economico e delle grandi rivoluzioni. Vantano il nome di “favolosi”, gli anni Sessanta. Per la carica esplosiva che si sono portati dietro, tra musica, arte, design, cambiamenti economici, sociali e politici. Per i tanti movimenti culturali che sono nati in quel decennio, dal femminismo al fenomeno televisivo. Brigitte Bardot e Marylin Monroe divennero le icone di una nuova sessualità femminile. Intrigante e determinata la nuova donna degli anni Sessanta unisce in sé, per la prima volta, seduzione e benessere economico, indipendenza ed eleganza. E anche la moda volle dire la sua, con rivoluzionarie tendenze di gusto come la minigonna e i mini-abiti dalle fantasie chiaramente legate all’influenza della pop-art. Non sorprende pertanto che gli anni Sessanta furono soprattutto, nel mondo dei balocchi, la stagione della bambola donna. Una signorina dalle fattezze quasi adulte, un’adolescente con tutti i vezzi tipici della rivoluzione femminile di quel decennio. Dal meraviglioso ed infinito guardaroba alle più estrose acconciature, dai preziosi gioielli ai primi esempi di fascinoso make-up. Ovunque, in ogni paese del mondo, dall’Italia alla Francia, dalla Germania all’America, ci si accorse che il gioco preferito delle bambine non era quello di coccolare un bebé. Bensì quello di immaginarsi donna. Nascono così, quasi contemporaneamente in tutti i paesi, diversi modelli di bambola-adulta. Rappresentano ragazze che nulla più hanno a che fare con il mondo dell’infanzia. Barbie è solo il nome più noto di un prodotto ad alto contenuto di marketing. Certamente non il migliore per qualità. Sicuramente l’unico ad aver avuto alle spalle una solida strategia commerciale. Scopriamo invece che proprio dall’Europa arrivano non solo i primi ma anche i migliori esempi di manequinn. In Italia, tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, ne vengono prodotti alcuni esempi esclusivi per scelta di materiali e ricercatezza nella fisionomia dei volti.
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30/01/2014 16:30:14
CAPITOLO 2° ANILI
Forse la prima bambola adulta italiana ad essere commercializzata fu quella prodotta, in celluloide, dalla ditta Anili tra il 1948 ed il 1956. Una signorina adolescente di circa 16 anni, con occhi di vetro, viso dipinto a mano, capelli in mohair e abiti in panno, alta 58 cm. Non fu certamente un caso che ad introdurre sul mercato un prodotto così innovativo fu proprio un’azienda, sì neonata, ma dalle radice ben lontane. Anili venne infatti fondata dalla figlia di Elena König Scavini in collaborazione con la stessa madre, fondatrice della ditta Lenci, famosa produttrice di bambole in panno.
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30/01/2014 16:32:16
CAPITOLO 3° - BONOMI
Altrettanto raffinata la produzione della ditta milanese Bonomi. Giovani ragazze dal corpo affusolato, realizzate in una particolare plastica rigida, leggera ma molto resistente, venivano prodotte in diverse altezze. Dalle più piccole, solo 32 cm, fino alle grandi di oltre 60 cm. Tutte contraddistinte da abiti sofisticati e adatti per ogni occasione, spesso caratterizzati da forme e colori particolarmente vivaci. Un po’ come le espressioni di queste bambole adolescenti, a metà strada fra lo sguardo spiritoso di una bambina e la grazia maliziosa di chi si sente per la prima volta donna. Della variegata produzione Bonomi, collocabile tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, è sicuramente Jenny a rappresentare meglio il fenomeno di bambola adolescente. Una signorina di 49 cm, con corpo snodato in vita e sembianze da modella, venduta con un corredo infinito di abiti.
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30/01/2014 16:38:19
CAPITOLO 4°: FURGA Ma fu soprattutto con la Furga, azienda produttrice di bambole e giocattoli di Canneto sull’Oglio (Mn), che si consolidò in Italia il fenomeno manequinn. Ogni bambina degli anni Sessanta si ricorderà di aver posseduto o desiderato una delle bambole Furga “Susanna – Sylvie – Sheila o Simona”. Un vero e proprio boom commerciale che attraversò ogni parte del Bel Paese nella seconda metà del Decennio. Giovani ragazzine poco più che adolescenti, queste bambole, alte 45 cm e realizzate interamente in vinile con lunghi capelli e ciglia ammalianti, rappresentavano la donna-mito di quel periodo. Un fenomeno che si voleva rigorosamente universale. E così si svelano le forti affinità fra Susanna e una bruna teen-ager italiana dai grandi occhi verdi velati di malinconia. Parimenti Silvie altro non è che la copia in vinile di una Bardot biondissima, giovanissima e sensuale. E se Sheila rappresentava la rigorosa lady inglese, diafana e dai capelli rosso vivo con Simona, la bambola con il neo, arrivata due anni più tardi rispetto alle altre, giunge in Italia il mito della prosperità americana. Il suo volto, largo e con un accenno di sorriso, le sue labbra carnose e la lunga frangia portarono nel nostro paese un nuovo e diverso modo d’essere donna. Non a caso solo Simona venne realizzata in esclusiva per il mercato d’oltreoceano con capelli color platino. Proprio come le Barbie, queste Furga venivano commercializzate con un guardaroba di oltre 150 abiti diversi, prodotti dal 1965 al 1968 e denominati “Alta Moda” in quanto riproducevano, con maniacale fedeltà, i migliori modelli esposti negli atelier di haute couture di tutto il mondo. Abiti in raso e seta, guanti in pizzo, pellicce, gioielli, toupets ma anche camicette di organza e cappottini in velluto, borse e scarpe di ogni genere facevano parte di questo corredo prezioso, specchio fedele della moda dell’epoca. Questi abiti di “alta moda” avevano già allora un prezzo piuttosto elevato: dai più economici, venduti attorno alle 600 lire fino ai più costosi che potevano arrivare alle 2750 lire. E’ difficile dire se queste bambole favorirono o semplicemente rispecchiarono il processo d’identificazione delle bambine non più con la madre che cullava il bebè, ma con una ragazzina appena più grande di lei con la quale giocare e nella quale proiettare i primi desideri da adulta. Nonostante il grande successo commerciale di queste quattro ragazzine, la Furga non riuscì a sostenere a lungo la competitività d’oltreoceano. Basti pensare che in quegli stessi anni una Barbie costava “solo” 1600 lire. Fu così che già nel 1970 “Susanna – Sylvie – Sheila e Simona” scomparvero definitivamente dalla produzione della fabbrica, sostituite da altre bambole che non conobbero mai la celebrità delle loro illustri antenate
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30/01/2014 16:39:59
CAPITOLO 5°: ITAOCREMONA E OTTOLINI
Ci furono altre due fabbriche italiane di bambole che diedero vita ad un prodotto degno di nota. Jenni, prodotta dalla Italocremona a partire dal 1964, era una ragazzina in vinile di 32 cm, dotata di un guardaroba da vera principessa, firmato dal famoso stilista Schuberth. Quasi sconosciuta ma altrettanto bella la manequinn in plastica realizzata dalla milanese Ottolini nei primi anni Sessanta. Ellen, una sorta di alter-ego italiano al tormentone Barbie, è alta 37 cm e ricorda, con sguardo ammaliante e forme procaci, una giovane ed esuberante Sofia Loren.
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30/01/2014 16:42:17
CAPITOLO 6° - BILD LILLI - GERMANIA Da un’icona delle bellezza italiana ad un’altra “femme fatale” in miniatura, questa volta di origine tedesca. Bild Lilli, nata come fumetto dalla mano del disegnatore di cartoons Reinhard Beuthin, divenne, a partire dal 1955, una bambola di bachelite. Prodotta dalla della ditta O & M Hausser, Lilli venne commercializzata in due taglie di 29 e 18 cm fino al 1964. Diversa da ogni altra bambola allora venduta sul mercato, a metà strada fra la teenager e la donna, Lilli sfoggiava un guardaroba da sogno. Dai più eleganti completi da sera, ai raffinati abiti estivi o invernali, passando attraverso mise tipicamente sportive o tailleur da donna in carriera. Lilli poteva essere di tutto e fu soprattutto questo: camaleontica e bellissima, simbolo, in quegli anni, di una nuova e riscoperta femminilità, definitivamente emancipata. Venduta in una scatola cilindrica di plastica trasparente, con un piedistallo che recava il suo nome, questa spiritosa signorina non nacque come un gioco per bambini, anche se ben presto lo divenne, ma come un articolo promozionale destinato ad un pubblico adulto e ricco.
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30/01/2014 16:44:24
CAPITOLO 7° - FRANCIA E GERMANIA
Completamente diversa ma sempre di origine tedesca, Kessy fu prodotta dal 1967 al 1969 dalla ditta Schildkroet, già famosa per la creazione di bambole in celluloide. Costruita con un corpo in plastica rigida ed il volto in vinile, Kessy veniva venduta con delle speciali matite per il trucco che consentivano alle bambine di modificarne il make-up. La Francia è stata certamente fra le nazioni più prolifiche per numero di manequinn prodotte. La ricordiamo con un unico pezzo particolare, soprattutto considerando la regione dove è stato prodotto. Sylvie, una sorta di Barbie in plastica povera, fu prodotta per la francese JOJA a Macao nei primi anni Sessanta. E se oggi il linguaggio ludico preferito dalle bambine veste gli abiti luccicanti e colorati delle signore Bratz e Winx, oltre un secolo fa le nostre bisnonne giocavano con le eteree bambole manichino di bisquit. Altere donne dal viso in porcellana e dai preziosi abiti in raso e seta. Oggi come ieri. Corsi e ricorsi. La storia, un certo filosofo Vico lo aveva detto, è soprattutto questo.
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31/01/2014 07:00:50
bellissima recensione , davvero , non conosco i prodotti , ma mi sono appassionato a leggere
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31/01/2014 07:59:55
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31/01/2014 09:15:48
Bellissima recensione! Ma le bambole in foto sono tue o son foto d`archivio? Bentornata!
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31/01/2014 10:47:58
Non è il mio genere, ma è una bella recensione con belle foto, complimenti!
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31/01/2014 18:11:40
Grazie a Tutti, sì le foto sono mie non di archivio! a presto
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31/01/2014 20:53:46
Ottimo lavoro
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03/02/2014 06:42:28
Complimenti ! Ho iniziato a leggere per pura curiosita` ma dopo poche righe ho iniziato ad appassionarmi al tema . Belle foto e grande competenza dimostrata ! Bravissima !!!!
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03/02/2014 10:27:12
Un settore del collezionismo a dir poco affascinante, complimenti davvero !!!
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